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Sant’Antimo. 59 arresti tra politici e affiliati ai clan. Ecco i nomi

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Durante l’operazione anti-camorra avviata alle prime luci dall’alba a Sant’Antimo ben 59 le persone destinatarie di ordinanze cautaleri a vario titolo ritenute gravemente indiziate dei reati di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale, tentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco e di esplosivo, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, minaccia, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, favoreggiamento personale, rivelazione di segreti d’ufficio, tutti reati commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416-bis.1 cod. pen., al fine di agevolare le attività dei clan camorristici Puca, Verde e Ranucci operanti nel Comune di Sant’Antimo e limitrofi.

Più di cento le persone indagate nell’ambito di un’inchiesta che mette in luce i rapporti tra politica, camorra e imprenditoria nella città a nord di Napoli. Smantellata la rete di connivenze dei clan Puca, Verde e Ranucci.

A finire in manette i fratelli del senatore Luigi Cesaro. Aniello, Antimo e Raffaele Cesaro. Sotto chiave la società de “Il Molino”, il centro commerciale sito sulla via Appia, al confine tra i comuni di Sant’Antimo e Giugliano.

Il provvedimento cautelare, con cui viene disposta la custodia cautelare in carcere per 38 indagati, la misura degli arresti domiciliari per 18, la presentazione alla Polizia Giudiziaria per due e la sospensione dai pubblici uffici per uno, compendia un rilevante quadro indiziario, raccolto, dall’ottobre 2016 al gennaio 2019, nel corso di una articolata manovra investigativa condotta dal Reparto Anticrimine di Napoli, in ordine a un datato rapporto tra la famiglia Cesaro, noti imprenditori di Sant’Antimo, e il clan Puca, riscontrando, in tal senso, il narrato di numerosi collaboratori di giustizia, con riferimento a interessi e a partecipazioni del sodalizio mafioso nel centro polidiagnostico “Igea” e nella galleria commerciale “Il Molino”, entrambi con sede a Sant’Antimo, risultate essere società di fatto tra i Cesaro (formali titolari) e il capoclan Puca Pasquale, detto Pasqualino ‘o minorenne.

Esponenti del clan, al venir meno dei pregressi accordi, hanno reagito compiendo un attentato dinamitardo al centro “Igea” (7.6.2014) ed esplodendo cinque colpi di pistola all’indirizzo dell’auto di Cesaro Aniello, in sosta presso un autolavaggio (10.10.2015), episodi sui quali le investigazioni hanno fatto piena chiarezza.

Emblematica, in tal senso, appare altresì l’imputazione riconosciuta dal GIP per l’anziana madre del capo clan Puca Pasquale, donna che, destinataria della misura della presentazione alla PG, è chiamata a rispondere del reato di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa per aver nel tempo ricevuto danaro proveniente dai fratelli Cesaro, frutto delle società di fatto esistenti tra gli imprenditori e il figlio.

È stato altresì accertato il condizionamento delle elezioni comunali del Comune di Sant’Antimo (sciolto il 20 marzo u.s. per infiltrazioni mafiose) tenutesi nel giugno 2017, attraverso una capillare campagna di voto di scambio. In tal senso è stata fatta luce su un’incalzante opera di compravendita di preferenze, con una tariffa di 50 euro per ogni voto, a favore di candidati del centrodestra, soccombente, come noto, al ballottaggio, dopo un primo turno favorevole.

Il controllo del Comune di Sant’Antimo da parte della locale criminalità organizzata risulta proseguito anche dopo le elezioni, come chiaramente documentato dallo sviluppo delle investigazioni. Infatti, a seguito della mancata affermazione elettorale, la strategia criminosa è stata finalizzata da un lato a far decadere quanto prima la maggioranza consiliare e dall’altro a mantenere ,malgrado una Amministrazione di diverso schieramento politico, il controllo sul locale Ufficio Tecnico attraverso la conferma nel ruolo di responsabile dell’Ing. Claudio Valentino.

In tale contesto, le indagini hanno:
-fatto luce su due attentati dinamitardi indirizzati alle abitazioni di consiglieri comunali di maggioranza al fine di farli dimettere dalla loro carica e così far venir meno il numero legale per il funzionamento del Consiglio e determinarne lo scioglimento. Inoltre, sono stati individuati gli autori di un terzo attentato esplosivo ai danni dell’abitazione dei familiari del collaboratore di giustizia Lamino Claudio;
-disvelato scopo e mandanti di atti intimidatori condotti con la minaccia di armi nei confronti di alcuni funzionari del locale UTC, al fine di dissuaderli dall’accettare l’incarico di dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Sant’Antimo;
-permesso di ricostruire un collaudato sistema di illecita gestione dell’UTC nell’interesse delle tre consorterie camorristiche locali, avente a capo l’Ing.Valentino, indagato sia per l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Puca), sia per episodi di corruzione e di turbata libertà degli incanti relativi a 4 gare a evidenza pubblica, del complessivo valore di oltre 15 milioni di euro.

Inoltre, le investigazioni hanno fatto luce sulle recenti evoluzioni interne al clan Puca e sulle interazioni con gli altri due sodalizi, i Verde e i Ranucci, di cui il GIP ha confermato esistenza e operatività.

Di queste tre consorterie criminali, il GIP ha riconosciuto l’esistenza di un quadro gravemente indiziario circa le loro cointeressenze politiche, imprenditoriali ed economiche, nonché la gestione in una cassa comune (c.d. cappello) dei proventi illeciti, per il pagamento di mesate ad affiliati e familiari dei detenuti.

Infine, le indagini hanno consentito di raccogliere indizi anche su illeciti rapporti tra due marescialli, già effettivi alla Tenenza Carabinieri di Sant’Antimo, e alcuni indagati.

Il GIP ha disposto per un militare (già sospeso dal servizio all’esito di altra recente indagine) la misura della custodia in carcere e per l’altro, ora in servizio fuori provincia, la misura dell’interdizione dal pubblico ufficio. Il primo risponde dei reati di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento, mentre il secondo del reato di favoreggiamento, aggravati dall’aver agevolato le attività illecite dei clan Puca e Verde.

Contestualmente ai provvedimenti restrittivi, è stato notificato anche un decreto di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore stimato di 80 milioni di euro.
Si tratta di 194 unità, tra civili abitazioni, uffici, magazzini, autorimesse, nonché di 27 terreni (tutti ubicati tra le province di Napoli, Caserta, Frosinone e Cosenza), 9 società e 3 quote societarie, 10 autoveicoli e 44 rapporti finanziari. Tra i beni immobili spicca la galleria commerciale di Sant’Antimo “Il Molino”, con oltre 90 locali adibiti ad esercizi commerciali ed uffici.

Figurano, tra i nomi più importanti, Francesco Di Spirito, imprenditore; il boss Luigi Puca con i figli; il politico Corrado Chiariello; l’ex presidente del consiglio comunale Francesco Di Lorenzo; il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Marino.

Riportiamo di seguito tutti i nomi dei 59 arrestati, suddivisi per destinatari di ordinanze di custodia cautelare in carcere e destinatari di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Per Vincenzo Tota interdizione per un anno dai pubblici uffici. Il giudice si riversa invece la decisione sul senatore Luigi Cesaro, in attesa di ottenere l’autorizzazione per l’uso di intercettazioni ritenute rilevanti.

In carcere

  • Luigi Abbate
  • Armando Angelino
  • Michele Battista
  • Cesario Bortone
  • Nello Cappuccio
  • Antimo Cesaro
  • Pietro Ciccarelli
  • Vincenzo D’Aponte
  • Giuseppe Di Domenico
  • Domenico Di Lorenzo
  • Francesco Pio Di Lorenzo
  • Raffaele di Lorenzo
  • Vincenzo Di Marino (maresciallo dei carabinieri)
  • Francesco Di Spirito
  • Stefano Fantinato
  • Raffaele Femiano
  • Amodio Ferriero
  • Antonio Ferriero
  • Giuseppe Garofalo
  • Antonio Iorio
  • Pasquale Maggio
  • Antimo Petito
  • Camillo Petito
  • Puca Antimo
  • Lorenzo Puca
  • Luigi Puca ‘95
  • Luigi Puca ‘62
  • Nicola Puca
  • Pasquale Puca
  • Teresa Puca
  • Alessandro Ranucci
  • Filippo Ronga
  • Agostino Russo
  • Salvatore Saviano
  • Francesco Scarano
  • Luigi Schiavone
  • Claudio Valentino
  • Pasquale Verde

Arresti domiciliari

  • Francesco Bellotti
  • Filippo Borzacchiello
  • Francesco Borzacchiello
  • Arcangelo Cantiello
  • Aniello Cesaro
  • Raffaele Cesaro
  • Corrado Chiariello
  • Alfredo Di Lorenzo
  • Luigi Di Lorenzo
  • Vincenzo Di Lorenzo
  • Giancarlo Flagiello
  • Gaetano Golino
  • Angelo Guarino
  • Antonio Marciano
  • Carmine Petito
  • Francesco Petito
  • Ferdinando Pedata
  • Marta Verde

Obbligo di firma

  • Antimo Di Lorenzo
  • Teresa Pappadia

Interdizione dai pubblici uffici

  • Vincenzo Tota

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Putin: “Possibile tregua in Ucraina per le prossime Olimpiadi”

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Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha confermato di aver parlato con Xi Jinping, l’omologo cinese, circa la possibilità di una tregua in Ucraina in concomitanza delle prossime Olimpiadi.
Anche se il presidente ucraino Voldymyr Zelensky si è mostrato alquanto scettico su questa evenienza.
Il presidente Xi Jinping ha detto che la Cina “sostiene la convocazione di una conferenza di pace internazionale riconosciuta da Russia e Ucraina al momento opportuno con pari partecipazione e discussione equa di tutte le opzioni”.

Russia e Cina s’impegneranno a rafforzare i legami militari, in base alla dichiarazione congiunta firmata a Pechino dai presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping.

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Filippo Mosca: la Corte di Appello rumena conferma la condanna

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La Corte di Appello, in Romania, ha confermato la condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione nei confronti di Filippo Mosca e Luca Cammalleri.
I due giovani, originari di Caltanissetta, sono rinchiusi nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania, da oltre un anno, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.

Stessa condanna per una ragazza italiana la cui identità è ignota.

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Dopo 35 anni, torna in vita l’antenato di Google: si chiama ‘Archie’

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Con un’operazione tecnologica all’insegna della nostalgia, degli sviluppatori di The Serial Port hanno fatto tornare in vita quel che fu il primo storico motore di ricerca web ‘Archie’, in pratica l’antenato di Google.
Il sistema Archie fu sviluppato, nel 1989, alla McGill University School of Computer Science (Canada) da Alan Emtage, Bill Heelan e Peter Deutsch: è un sistema che permette di effettuare una ricerca di file su server FTP anonimi.
Con l’avvento di Yahoo e Google, però, finì nel dimenticatoio.

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